LA SCRITTURA: IL MIO MERAVIGLIOSO ORIZZONTE
di TERESA AVERTAHo sempre scritto, fin da piccola, fin dal primo momento magico in cui ho scoperto di poter tenere la mia fantasia in punta di penna. Scrivevo per raccontare la mia dolce vita, i miei sogni, per vivere avventure, per giocare con l'inchiostro sul tappeto del cielo, così come giocavo con le nuvole, inventando disegni e dipingendo quadri fantastici di parole.E sì, perché si può dipingere con le parole, si può perché erano e sono infinite le possibilità di combinazioni che, prendono vita, creano meraviglie, stupore. Mi resi presto conto che le parole per me erano facili come un sorriso e intrattenibili come l'onda che si alza dal fondo di un oceano.Le parole erano giocattoli, per me, i giocattoli dell’anima. Ci giocavo e ci gioco come una bambina … ancora, e mi diverto a creare mondi di carta. Crescendo, la scrittura è diventata la mia seconda pelle, la mia coperta di Linus, il mio salvagente… insomma un luogo, una dimora sacra in cui essere vulnerabile e autentica, viva e vera, in cui esistere quando mi sento invisibile, in cui rinascere quando mi sento morire.La scrittura è per me l’embrione caldo di una madre con il suo feto. Il rifugio di una fanciulla timida quando scappa per ritrovarsi davanti allo smarrimento di una società sconosciuta.Scrivere mi ha dato volume, sostanza, grandezza interiore, umiltà spirituale, mi ha dato ossigeno, respiro e mi ha dotato di un linguaggio con cui raccontare i miei silenzi inspiegabili e le mie gioie inesprimibili.La scrittura mi ha permesso di fuggire dal mio io, quando mi ferivo con il pugnale del mio orgoglio, quando credevo di esser cacciatrice e invece diventavo preda, preda dei mostri dell’anima. Lì in quel meraviglioso labirinto, dove se non lasci aperta la finestra del cielo, rischi di farti chiudere a chiave da mostri umani che entrano con i piedi sporchi e la lingua di fuoco, pronti a bruciare la tua voce che si frantuma in mille schegge di suono, la tua parola scritta, che cresce sempre più forte e sicura, come una quercia in primavera. La "mia parola" che non sarà distrutta fino a che avrò la voglia di volare, la tentazione di cadere e la forza di rialzarmi senza farmi male. Quanto dolce e soave è la mia penna, il mio corpo di china che diventa inchiostro azzurro chiaro come il cielo in una stanza e leggero come il vento danzante che spira tra le foglie d’autunno.Qualche volta sono stata fragile come il vetro sui fogli di carta, pronta a rompermi e a raccoglierne i cocci ma sempre attenta a non tagliarmi. Ora son diventata più forte, più coraggiosa e più saggia, una sartina perfetta che sa ricucire le ferite con punti e virgole di luce infinita e sa coprire le cicatrici esistenziali con collane di sillabe belle, e trovo me stessa, sempre e ancora integra, sotto la polvere del tempo che con il soffio del mio spirito spazzo via…senza paura.Credo che scrivere mi abbia salvato la vita, o meglio mi abbia regalato la “formula del saper vivere” e in un senso più profondo che quello biologico dato dal semplice accumulo delle ore sulla pelle, nel senso del “tempo sul cuore” che batte, orgogliosamente, a tempo con l’infinito con cui si respirano così, velocemente attimi d’eternità.Scrivere mi ha guarito perché mi ha dato corpo quando ero uno scheletro di fantasmi e dolorosi ricordi… quando mi sentivo vapore e aria viziata dall'abitudine; mi ha dato valore quando pensavo di essere foglio inutile e volante, quando pensavo di essere carta straccia pronta per essere cestinata. Mi ha mostrato piena stima quando mi son fatta dono, verbo incarnato, parola di vita, parola sapienziale, alfabeto di Dio. Credevo di essere sola nel mare dell’esistenza e invece mi ha dato un punto fermo, un porto sicuro dove approdare, soprattutto, mi ha dato una voce con cui gridare quando ero ormai muta per educazione, per rispetto, per venerazione, mi ha dato la “parola mia” con cui emozionarmi e commuovermi senza vergogna, con cui ridere e scherzare, con cui correre a perdifiato senza perdere mai il fiato, con cui amare e guidare, ascoltare e correggere, insegnare e imparare.Scrivere mi ha permesso di volare tra le miriadi di stelle, di piangere lacrime appese a migliaia di occhi, che dal cielo ci guardano e di intingervi la mia penna con l’inchiostro delle maree per creare da esse un fiume di poesia.Scrivere inoltre mi ha regalato silenzio e senso in momenti in cui ero frastuono e caos perché la vita, a volte era ruffiana, a volte puttana. Gli uomini la violentano con i loro tentacoli infernali, io l’ho sempre abbracciata e spiegata con parole semplici, e dispiegata come un ventaglio di rose fino a scoprirne il profumo che mi era rimasto sulla pelle. Lei, la signora antica e nuova, lei che macchia di storia e vita, la realtà, lei che marchia a fuoco il mondo con codici che solo gli umani capiscono, lei la scrittura importante e perenne come le tavole della legge sul Monte Sinai, lei che firma e conferma l'esistenza degli uomini, mi ha affascinato, mi ha stregato, mi ha sedotto!Ha smontato ogni mia certezza, ha sviscerato tutte le mie sicurezze e in tutto questo mi ha insegnato a volermi un po' più bene, tutti i giorni del mio presente. Scrivere mi ha insegnato a non avere paura del dolore, ma ad accoglierlo, ad abbracciarlo come un bambino, a viverlo fino a consumarmi, ad ascoltarlo in ogni sua spina, e a bere fino all'ultima goccia del sangue, che trasuda dall'anima, come un crocefisso dalla croce.Mettere nero su bianco… ho scoperto che è un vero miracolo. Significa mettere l’universo in un bicchiere. Spalmare emozioni sui fogli è come scrivere cuori sulle rocce, illuminare la notte con il sole, soffiare fuoco sui ghiacciai, costruire sorgenti d’acqua nei deserti, dormire ad occhi aperti sui mari della luna.Scrivere emoziona tanto, che non è mai troppo. E nessuno che ha letto: -ha detto, ora scappo -perché la poesia ti emozionerà, ti entrerà dentro ma non ti squarcerà, non ti spezzerà fino all'osso. Ché il sangue prima o poi si asciuga e le lacrime non scavano solchi e rughe. Tutto è vita, se vive. Scrivendo, so di potermi tenere sul palmo di una mano, in punta di dita e sull'orlo di un respiro trattenuto, so anche di potermi aggrappare sugli anfratti delle pareti strette dell’anima.La scrittura mi ha fatto sposare l'infinito e ci parlo come a un meraviglioso innamorato.Mi ha reso incantevole padrona di me stessa, mi ha reso fragile e sensibile ma non debole, mi ha reso forte come quercia e fiore odorante del giardino fiorito dell’anima e cuore pulsante della mia terra.Mi ha regalato il dono della preghiera, della fede, della contemplazione, della meditazione, dell'esistenza in una solitudine universale color blu oltremare. Cieli nuovi e terra nuova. Mi sento una creatura cangiante e vincente. Che ha trasformato tristezza in gioia, distruzione in creazione, buio in luce, singhiozzi e lacrime in risate e canzoni. Sono diventata una dolce nota universale che profuma di musica e poesia.Devo tanto alla scrittura che è diventata sorella di carne. Sangue del mio sangue. Inchiostro rosso da bere, a goccia a goccia per guarirmi dalla mancanza di sogni e felicità.Oggi, mi concedo a me stessa, mi dono e riesco a donarmi agli altri nella misura in cui mi riconoscono come figlia della Poesia, come figlia dell’universo, come figlia di questo mondo, figlia che non si è persa né smarrita nei meandri intrecciati dell’umanità.Apro tutte le porte del mio essere e spalanco le finestre dell’anima, mi lascio inondare dal vento della tormenta di quest’epoca rovente, e mi lascio volare, amplificare, esplodere in migliaia di piume, come un angelo libero, mi accoccolo all'angolo di un sorriso, riflesso del sorriso di Dio.Mi inspiro e mi espiro fino all'ultimo battito vitale, non sono nessuno ma per me stessa creatura speciale, se saprò amare.Oggi scrivo per me, per chi legge o leggerà, scrivo per chi non vedrà mai il mio maldestro affresco di parole, scrivo perché vivo e sogno e scriverò fino a che, il mare perderà il sale.Scrivo e sarò voce di chi l’ha persa o non ce l’ha perché le mie parole sono cuore e verità.Il cielo mi prenderà, ancora, per mano e mi accompagnerà in questo mondo, dove lascerò un segno, un’impronta che, per un tratto vi farà intravedere un meraviglioso orizzonte.
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