Uno spazio per te


L'INFINITO MI HA GUARDATA

di TERESA AVERTA

𝗧𝗘𝗢𝗟𝗢𝗚𝗔𝗡𝗗𝗢…Nella mia pochezza e indegnamente, oggi mi sono accostata a questa grande santa: Bernadette Soubirous, figura carismatica di immensa umiltà e indefessa carità. Non vi nascondo che nello scrivere e stendere il mio breve racconto "L'INFINITO MI HA GUARDATA" , mi sono commossa e parecchio emozionata, però se è questo che Dio oggi, ha chiesto a me, sia fatta la sua volontà…felice di aver tramesso questo messaggio anche a voi miei cari lettori.𝗟'𝗜𝗡𝗙𝗜𝗡𝗜𝗧𝗢 𝗠𝗜 𝗛𝗔 𝗚𝗨𝗔𝗥𝗗𝗔𝗧𝗔-Questo racconto teologico è frutto di una rielaborazione attenta della storia di Santa Bernadette Soubirous, (Lourdes, 7/01/1844; † Nevers, 16/04/1879), che è stata una vergine e veggente francese, conosciuta per le apparizioni mariane alle quali assisté in una grotta del suo paese natale (Grotta di Massabielle). I sorprendenti accadimenti di cui Bernadette fu protagonista in giovane età, hanno fatto di Lourdes uno dei principali luoghi di pellegrinaggio per chi professa la fede cristiana. -📚Ricordo ancora La Grotta, quel "pezzo di cielo" all’aperto.Era situata fuori dal paese, difficilmente raggiungibile perché ai piedi di uno strapiombo, lambita dall’impetuoso canale del mulino di Savy e pericolosamente vicina al fiume Gave, sotto dei monti Pirenei.Per me che ero francese, "la tutte aux cochons” era la tana dei maiali, perché lì andavano a pascolare i maiali di proprietà del comune. Era un posto malfamato e isolato, ma noi bambine volevamo andare proprio lì, in un luogo che non appartiene a nessuno… dove poter stare a trastullarci tranquille.Era un Giovedì Grasso di febbraio e a Lourdes faceva tanto freddo. Non c’era più legna da ardere, in casa, e mi sono offerta di andare a prenderle.Io Bernadette Soubirous, allora avevo solo quattordici anni, e mi ero recata con mia sorella Toinette e una compagna a cercar dei rami secchi nei dintorni del paese. Appena giunte vicino alla rupe di Massabielle, lungo il fiume Gave, c’era la mia piccola grande grotta e vi era anche un angolo sotto la roccia, dove l’acqua depositava sempre legna e detriti. Per poterli andare a raccogliere, bisognava però attraversare un canale d’acqua, che veniva da un mulino e si gettava nel fiume. Toinette e la nostra amica calzavano gli zoccoli, senza calze. Se li tolsero, per entrare nell'acqua fredda. Io, invece essendo molto delicata e soffrendo d'asma, portavo le calze. Chiesi con garbo a mia sorella e alla nostra amica di prendermi sulle spalle, per attraversare il corso d’acqua, ma quelle si rifiutarono, e scesero verso il fiume. Non me ne rammaricai, forse doveva andare così.Ora, non è della mia famiglia che vi voglio parlare, né del mio paese, né delle sue usanze e tradizioni, ma pur essendo figli di quest’epoca, conoscete già tutto, della mia straordinaria storia. Vorrei invece, raccontarvi di quando sono rimasta sola. Non avevo paura. Mi tolsi gli zoccoli e le calze, e mentre ero chinata, udii un gran rumore: alzai gli occhi e vidi che la quercia abbarbicata al masso di pietra, dove ero seduta, si agitava violentemente, per quanto non ci fosse nell’aria neanche un alito di vento… un soffio di vento, il soffio della vita. C’era silenzio, tanto silenzio e mi sentivo osservata, sfiorata, quasi che il vento mi scuotesse le membra e il cuore.“Mi guardava come una persona che parla a un’altra persona”.LEI, la signora vestita di bianco e di azzurro, che mi apparve sulla roccia. “Non l’ho mai vista così bella”. La grotta fu piena di una nube d’oro, un posto di porci mi apparve come un tempio sacro: tutto profumava là dentro, ne ero estasiata e non c’era più mondo per me. Infatti, le sue semplici e precise parole furono queste: – “Non ti prometto di renderti felice in questo mondo, ma nell’altro”.Quasi istintivamente mi prostrai e in quel momento che la meraviglia stava per accadere, volevo fare il segno della croce, ma non ho potuto, la mano mi cadde.È stato allora che la Signora fece il segno della croce, e solo allora ho potuto farlo anch'io. Non so cosa significasse quel momento; ero solo una giovane adolescente, per giunta analfabeta e, mi era difficile capire un linguaggio così nuovo e indecifrabile.So solo che, ero lì in quell’angolo di terra brada a bere acqua sporca e a mangiare erba amara.Dal fango alla luce pensai!Com’è possibile? Cosa mi sta succedendo!Forse ero pazza, sì pazza d’infinito. Di quell’Infinito che non avevo ancora conosciuto e contemplato… quell’infinito che mi ha rapito e strappato alla mia povera e umile vita.“Bisogna rinascere dall’acqua e dallo spirito” e come facevo a capirlo se mi trovavo nella mia abissale ignoranza, come facevo a comprendere quella misteriosa e profonda verità.Di lì a poco avrei subìto una serie continua di umiliazioni e d’ingiustizie, avrei colmato di amarezza il cuore troppo tenero che mi ha dato Dio.Avrei sopportato tutti i sarcasmi della Madre Superiora, la sua voce dura, le sue ingiustizie, le sue ironie e tutte le pressioni politiche e sociali del mio tempo. Ma che m’importava! E non mi fa male ricordare… quando penso a quel luminoso e splendido Sorriso che m’illuminava durante gli incontri con Lei: la Madonna, la madre nostra, la madre di Dio. "Maria è così bella che quanti la vedono, vorrebbero morire per rivederla". E mi sentivo “Guardata” come nessun'altra, era un fuoco d’amore che mi divampava dentro. Un’atmosfera unica e indescrivibile: un silenzio interiore, un silenzio che discende dall’esterno; un silenzio che ferma l’esistenza, un silenzio che inghiotte l’universo intero. Un silenzio che aveva annullato tutte le mie facoltà: volontà, pensiero ed emozione. Un silenzio in cui non c’è nulla, un silenzio in cui c’è qualcosa; forse e senza forse era il Silenzio di Dio.Ed io mi misi in ascolto. In Ascolto più che mai!Che meraviglioso giorno. Quel giorno! Oh, ricordo indimenticabile della mia vita! La sua ineffabile tenerezza, mi attirò fino a lei prendendomi la mano e come una madre ansiosa che rimette nella via la sua ragazza sviata mi fece entrare in quella grotta. Là io vidi Lei, e guardai Dio.Lo incontrai nella gioia dell’estasi! … Era una scena celeste, indescrivibile, non avevo vissuto mai un’esperienza simile… io con Dio e Dio con me.Vinta, abbattuta dall’evidenza, da quella forza straordinaria, piegai le ginocchia e resi grazie per tutto ciò che mi aveva donato in questa vita: l’indigenza di mamma e papà, la mia povertà, la rovina del mulino, il vino della stanchezza, le pecore rognose: “grazie, Madonna mia; grazie mio Dio!” Pregai. Ero forse io, bocca di troppo da sfamare nella mia famiglia, scelta come “casa della meraviglia” e grazie allora per i bambini accuditi, per le pecore custodite e per le nuvole impazzite quando ti cercavo a cielo aperto, in quella misteriosa e ineffabile natura… per respirare aria nuova per i miei poveri polmoni.E ho abbracciato quella malattia di fuoco e di fumo, per le mie carni in putrefazione, per le mie ossa cariate, per i miei sudori, per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti. Ora capisco quest’anima che mi ha dato Dio e il deserto dell’aridità interiore; ora comprendo il buio e la notte, segnali segreti del mio cammino.E ora riesco a decifrare tutto del cielo: i suoi baleni, i suoi silenzi, i suoi fulmini, le sue assenze e le sue presenze.Ma anche quando, ho sentito forte la mancanza di Dio nella mia vita, questa non ha scalfito l’intensità del mio rapporto con Lui e con la Signora del cielo. E continuo a dire: – “Grazie per aver abbeverato di amarezza, questo cuore troppo tenero che mi ha dato!”Le nostre ferite diventano una finestra aperta su Dio.È quando mi furono pronunciate queste parole: “Ciò che ho da dirti non è necessario scriverlo” che il mio cuore si spalancò all’infinito.Ho incontrato l’Amore, l’Infinito mi ha guardata… io la più povera e piccola ragazza di questa terra diventerà beata.Grazie per avermi Guardata come nessun'altra. Grazie per avermi invaso di pace e di gioia.E solo allora seppi, finalmente, cos’era ciò che Mi mancava.Fisicamente, fu come se mi fosse stato tolto un grande fardello di dosso; mi sentivo così leggera: lo sguardo di Dio mi corse ai piedi, sembrava che non poggiassero a terra.Ricordo ancora le parole di quella dolce Madre: – “Corri, corri più che mai… ne va della tua vita”.Ed io ci credevo! Ed io ci ho creduto!Così da allora, sono su, sempre più su… cammino e vagabondo per le colline, per le montagne, per i sentieri, per le rive dei fiumi e dei mari, e per le vie del mondo; semplicemente guardando, osservando, stando lì, pregando e quando posso scrivendo e ricordandovi: che solo una Vita Donata è una Vita all’altezza di Dio, e solo una vita donata per Amore è una Vita degna di essere Vissuta.11/02/2023 𝒂𝒍𝒍 𝒓𝒊𝒈𝒉𝒕𝒔 𝒓𝒆𝒔𝒆𝒓𝒗𝒆𝒅©️

Racconta la tua storia

Commenti

Commenta anche tu!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Confidenze